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Obesità, cambia la diagnosi

Obesità, cambia la diagnosi

Obesità, cambia la diagnosi

Obesità, cambia la diagnosi

Nuove indicazioni arrivano da una Commissione di 56 esperti mondiali per stabilire quando l’obesità, che colpisce a oggi oltre un miliardo di persone nel mondo con costi notevoli per i servizi sanitari, diventa una vera malattia. Cambiano, infatti, definizione e parametri per la diagnosi, prevedendo test più precisi che superano il vecchio concetto di Indice di massa corporea (Bmi). Il campanello d’allarme è fissato dagli esperti in 18 criteri, la cui presenza segnala che la condizione è patologica. Oltre al Bmi, l’attuale approccio medico per la diagnosi, vengono introdotte altre misure del grasso corporeo e si distingue tra due tipi di obesità con lo scopo di garantire un trattamento sempre più personalizzato ed evitare le sovradiagnosi.
Un nuovo approccio per la diagnosi, dunque, con più sfumature e più accurato. Il Bmi, spiegano gli esperti, non rappresenta infatti una misura affidabile di salute o malattia e può portare a diagnosi errate. A chiarire l’importanza del nuovo approccio è il presidente della commissione Francesco Rubino, del King’s College di Londra: “Le evidenze scientifiche raccontano una realtà molto più sfumata. Alcuni individui con obesità possono mantenere una normale funzione d’organo e un buono stato di salute globale, anche a lungo termine; mentre altri mostrano segni di malattia grave subito. La nostra riformulazione riconosce la realtà sfumata dell’obesità e permette un trattamento personalizzato. Questo comprende un accesso tempestivo ai trattamenti per gli individui con obesità clinica e strategie di trattamento per la riduzione di rischio per le persone con obesità pre-clinica.”.

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